Il primo articolo non poteva che cominciare dalla fatidica domanda che riempie i nostri pensieri: ma cosa sono le Marche Zozze? La prima risposta è ovvia: le Marche Zozze siamo noi. E, magari, siete voi che leggete. Le Marche Zozze sono uno stato dell’anima, uno stile di vita, un modo di abitare i luoghi a cui apparteniamo da sempre. Sono gli autentici, gli umili, i pragmatici, i nostalgici, gli appassionati, i radicati, gli emotivi, gli invisibili. Sono le maniere antiche, le tradizioni non ancora perdute, i paesi a cui ritornare. L’umanità che nel piccolo trova la sua grandezza.
La differenza tra Marche pulite e Marche Zozze
Ma andiamo per ordine. Le Marche sono l’unica regione al plurale in Italia e questa pluralità si riflette nell’indole del marchigiano: sentirsi migliore del suo vicino di casa, chiunque lui sia. Manchiamo di un senso di identità unitario e ci disperdiamo in personalità multiple che trasformano le Marche in una sorta di matrioska dalle mille anime. E questo può essere un limite – perché non ci si sente parte di un tutto – ma anche un valore – perché si sta dentro un sistema concentrico che sostiene e non fa sentire soli.
“È un dato di fatto che le Marche, unica regione al plurale con abitanti che ragionano al singolare, si dividono in due precise aree geografiche e cioè le Marche zozze e le Marche pulite“, spiega Piero Massimo Macchini (che di Marche Zozze se ne intende più di noi). “Le Marche non sono solo un luogo fisico a metà strada tra Bologna e Pescara, ma anche un luogo dell’anima. Mi spiego meglio…c’è chi di voi crede in Dio, ecco è la stessa cosa essere delle Marche Zozze o delle Marche Pulite è una questione prima di fede e poi geografica“.
Eccola questa separazione genetica tra l’anima pulita e quella sporca di noi marchigiani: si tratta di appartenenza morale, prima che territoriale. “Essere delle Marche zozze è un senso di appartenenza che ci piace perché appunto zozzi è forse perché si fatigato, zozzi è perché ti piace avere le mani sporche del ripieno delle olive all’ascolana, zozzi è avere le scarpe infangate della mata di quando ti infratti con le tue amichette o amichetti e poi devi spingere perché la macchina si è infossata con la guazza. Tutto ciò è tanto reale, umile e grezzo ed essere grezzi è essere veri“.
Qui trovate il post originale di Piero Massimo:
Cosa significano per noi
Le Marche Zozze sono reali, hanno la consistenza del sudore della campagna e la ruvidezza delle mani di chi le usa per lavorare. Per noi sono il gusto del vino cotto fatto in casa, il profilo dei Sibillini, il dialetto a ogni chilometro. Ma sono anche la lentezza di fare solo quello che stiamo facendo, la libertà di essere chi siamo esattamente come siamo, dentro un tempo di cui torniamo padroni. Le Marche Zozze non hanno bisogno di orpelli né di giri di parole, perché odorano di terra e (quasi sempre) di fritto.
Come scriveva Cesare Pavese “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Eccole le Marche Zozze, sono sempre state qui.