A San Benedetto del Tronto, la figura del funaio ha rappresentato per moltissimo tempo un pilastro per l’economia e della cultura cittadine legate al mondo della pesca. Nel borgo marinaro, utilizzando la canapa, si otteneva una fibra tessile destinata alla fabbricazione di corde (le funi) per la pesca.
L’arte dei funai risale al lontano Seicento, ma “esplode” intorno al 1950, quando questo mestiere si diffonde in tutto il territorio. I funai si concentravano lungo il greto del torrente Albula ed erano parte integrante di un ciclo di lavorazione molto lungo e articolato che cominciava coi canapini.
Con l’avvento dell’era moderna, delle materie sintetiche prima e poi cavi in acciaio, purtroppo questo mestiere si è completamente estinto, lasciando il posto alle aziende che hanno ereditato e trasformato la produzione.

Il canapino e il funaio: l’arte del mestiere
Il primo passaggio era tagliare la canapa, che veniva poi lasciata nelle cosiddette “marcite”, delle fosse riempite di acqua stagnante che agevolavano l’estrazione della fibra. A questo punto si asciugava tutto al sole, così da consentire la lavorazione dello stelo con una pressa o attraverso la battitura con un bastone. In questo passaggio i canapini erano coloro che pettinavano la canapa, separando quindi il fiore dalla stoppa. Qui, poi, arrivava il funaio che faceva girare una grande ruota di legno, generalmente mossa da bambini (proprio come il nostro amico Giuliano che a soli sei anni andava ogni mattina a girare la ruota) o da una persona anziana, per molte ore al giorno, attraverso un’apposita manovella che metteva in moto le girelle ai cui si attaccavano i fili da torcere.
Il funaio univa i vari capi di canapa camminando all’indietro, con il filato tenuto intorno alla cintura e le mani tese in avanti a filare gli spaghi. A fine giornata, le funi venivano lasciate a mollo in acqua e, il giorno dopo, gli spaghi venivano tirati e lisciati più volte.
Una volta asciugati, venivano raccolti sulla “nnaspitt” per formare “lu fezzul”, la matassa di spago pronto.

La festa dei funai
A fine Ottocento, don Francesco Sciocchetti istituì a San Benedetto la “Festa dei funai”, da celebrarsi ogni anno il 3 febbraio, giorno di San Biagio, protettore della categoria. Questa ricorrenza, dopo essere stata dimenticata per moltissimo tempo, è stata recuperata e oggi è tornata a essere celebrata.