In una tranquilla mattina di gennaio decidiamo di avventurarci assieme alla guida naturalistica Rita Pignoloni alla scoperta di due paesini immersi nell’Appennino Perduto: Capodirigo e Peracchia. Si tratta di due frazioni di Acquasanta Terme, ma basta allungare la mano per toccare il territorio di Arquata del Tronto. Scarpe da trekking ai piedi, gomme termiche per superare una curva ghiacciata da ottobre ad aprile e tanta curiosità… si parte! Attenzione spoiler: ti portiamo in un mondo magico il tempo si è fermato!
Dove si trova Peracchia
Qui siamo nell’Appennino Perduto, sotto il Monte Ceresa, in una dimensione ovattata fatta di arenaria, boschi di castagni e rigagnoli d’acqua che creano luoghi fantastici perfetti per fate e folletti. Questa parte di Marche Zozze è tra le meno battute eppure sa donare emozioni forti, inseguendo sentieri a picco su strapiombi di roccia e scoprendo cascate e grotte nascoste. Ma torniamo ai nostri paesi e a questa avventura. Seguendo la via Salaria che da Ascoli Piceno conduce a Roma, qualche chilometro dopo Acquasanta Terme vedremo sulla destra il bivio per Peracchia e Capodirigo. Ora comincia il bello.
Il viaggio verso i paesi
La strada, amici, è meravigliosa. Un vero esercizio alla pazienza (oltre che alla guida sicura). Si comincia a salire verso Capodirigo, piccolo paesino arroccato su uno sperone di roccia ricostruito dopo un gravissimo terremoto (ma ne parleremo nella prossima puntata!), per poi proseguire verso Peracchia, dove finisce praticamente il mondo! Dimenticate asfalto, luci e le normali pendenze per abbracciare un viaggio che comincia già sulla strada. Sì perché la vera bellezza di questi paesi è che è come se non esistessero prima di raggiungerli. Prendono consistenza via via che ci avviciniamo e cominciano ad apparire prima da lontano e poi, una casa dopo l’altra, si fanno reali, vivi, sospesi nel tempo come sono.

Alla scoperta del paese di Peracchia
Ed eccoci a Peracchia, messo ko dagli ultimi terremoti del 2016 e 2017, ma con qualche casa ricostruita e davvero bellissima.

All’ingresso del paese, andando in direzione contraria rispetto alle prime abitazioni, percorriamo un breve sentiero guidate dalla nostra Rita Pignoloni, per scendere fino al fosso e scoprire un luogo che mai avremmo immaginato. Un piccolo torrente scorre tra rocce, muschi e terra, lambendo un vecchio mulino ormai abbandonato.

Le storie e le case che abitavano qui
Poco prima di arrivare quaggiù, ci imbattiamo nella storia (e nella lapide) di un antenato di Rita, morto in un drammatico incidente. L’uomo, infatti, mentre tornava a piedi dal paese vicino munito di coltelli ben arrotati su cui, quasi certamente per un malore improvviso, cadde ferendosi a morte. Una storia triste e dolorosa, custodita lungo il sentiero.

Risalendo al paese, scopriamo iscrizioni antiche sulle pietre e ben due chiese – oggi chiuse perché danneggiate dal sisma – che un tempo animavano la vita spirituale del paese.



Peracchia si poggia su una sorta di terrazza naturale, praticamente accanto a Novele e un tempo era una piccola frazione piuttosto abitata.

L’origine del nome
L’origine del nome resta misteriosa, tuttavia, secondo Camillo Peracchia, un medico italoamericano, deriverebbe dal nome di un sommo sacerdote ebraico, riparato in questi luoghi a seguito della diaspora. Questo fu uno dei paesi più colpiti dal colera del 1855, che uccise ben 37 dei 100 abitanti. Il silenzio regna tra i vicoli, gli architravi decorati e i rigagnoli d’acqua che creano un’atmosfera surreale, perfettamente in armonia con la natura.
