Una premessa è d’obbligo: c’è una diatriba in corso per decidere se in dialetto nella nostra gli si dice caciù (tesi di Valendì) o anche piconi (tesi di Fabbià). In ogni caso siamo state dalla mamma di Valendì che ci ha svelato la sua ricetta di questi super ravioloni ripieni al formaggio che tanto fanno impazzire il popolo delle Marche Zozze in questi giorni di Pasqua.

Come si chiamano i caciù?
Come si chiamano quindi? Dalle vostre risposte su Instagram è emerso che a Serra San Quirico si chiamano calcioni, nelle zone più a sud sono anche detti in dialetto pcù o picù. In ogni caso, si tratta (per chi non avesse ancora capito) di ravioloni farciti di ripieno al formaggio pecorino o formaggi vari, tipici delle festività pasquali. Ognuno avrà la sua ricetta, noi ora vi sveliamo quella di Pina, che ci aspettava con tanto di giro di perle al collo per l’occasione!

La ricetta dei piconi al formaggio
Ecco la ricetta di Pina.
per la sfoglia:
- 6 uova
- 600 grammi di farina 0
Per il ripieno:
- 150 grammi di pecorino secco
- 150 grammi di pecorino semi stagionato anche detto barzotto da Pina
- 300 grammi di parmigiano
- 5 uova

Prima procediamo con la preparazione della sfoglia, esattamente come se dovessimo fare le tagliatelle a mano, poi per il ripieno mischiamo (se di nostro gradimento) i tre tipi diversi di formaggio con le uova per ottenere un impasto morbido e profumo. A questo punto cominciamo a tirare la sfoglia ma non troppo sottile, e distribuiamo il ripieno proprio come faremmo per dei ravioli grandi. Una volta pronti i ravioli spennelliamoli con il rosso d’uovo e facciamo un buchino sulla sommità per evitare che esplodano in cottura. Forno ad alta temperatura (ma guardateli a visti) ben caldo per pochi minuti, massimo una decina!
E voilà i caciù sono pronti e perfetti da mangiare, come da tradizione, la mattina di Pasqua con uova sode e salame casereccio! Buona Pasqua a tutti amici delle MZ, vi vogliamo bene!
